
2024
Incombenti, immobili, solenni, al pari di icone di un’epoca perduta, eppure furtivi, quasi impalpabili come ombre. Alberta Piazza, nella sua personale allo Spazio Mesia, offre un’evocativa visione di un presente lacerato e inquietato da una crisi strisciante, che dai telegiornali attraversa la psiche, risalendo verso timori primitivi. Qui prendono la forma cinque “personaggi” di carta e pittura, che dominano lo sguardo dello spettatore, scrutando i suoi abissi interiori. La loro apparizione dona un volto a tutto ciò che oggi risulta sfuggente, insieme invisibile e moltiplicato all’infinito, nella società dell’iper comunicazione digitale. Ma il rituale che li evoca non è un esorcismo, e non è nemmeno un incantesimo di magia bianca che conduce a uno scontato lieto fine. L’avventura di questa esperienza pittorica è fatta di sguardi sbiechi, infossati in prospettive impossibili, stratificati in un amalgama di citazioni e frammenti della storia dell’arte.